Al Bar Tabacchi la storia è di casa

Il cavallo si fermava di sua iniziativa “da Campagna”, col legnaiolo mezzo addormentato a cassetta, che tornava verso Valdastico, un po’ brillo, venduta la legna ai mercati… Ricordi e racconti materni quelli di Gabriella De Rosso che accendeva la stufa solo due volte a settimana, accanto ai tavoli preparati per gli uomini presso il focolare, dove oggi c’è la cucina.

Al Bar Campagna, sulla provinciale per Valdastico, sotto al centro di Arsiero, c’è Cesare Leoni che ristrutturò tutto nel 1988. Da allora è al banco con la sorella Gabriella, al mattino. Portano avanti una tradizione acquisita, ma molto sentita, di dare buona accoglienza. Barbara, moglie di Cesare, insegnante di professione, è della famiglia la cui storia animò le mura di quell’edificio, ancora tanto simile a un secolo fa.

Sempre Bar Tabacchi, fin dal 1933 quando Giovanni De Rosso l’acquista, di ritorno dall’Australia, la casa era vecchia e malandata, con su scritto “Trattoria Campagna”.
Giovanni nel 1937 torna in Australia: deve ancora guadagnare per poterla restaurare, nel ’48. La moglie Emilia De Rizzo gestirà il locale preparando panini. Sua figlia Gabriella, mamma di Barbara, aveva 13 anni e ricorda che si vendeva chinino, sale e tabacco da fiuto col bilancino, che “si giocava a carte anche in squadra a “foraccio”, tressette e fuori a bocce, nel campetto… tutti i bar ne avevano uno.” Nel 1960 muore mamma Emilia e subentra Elsa, figlia maggiore.

Nel 1978 Gabriella col marito Giovanni rileva l’attività. Lei sarà l’anima del bar tabacchi da giovane e da adulta, dalle 7 a mezzanotte. Tuttora presente, è fiera di aver raccolto tante fotografie di famiglia, per i 4 figli, oggi tutti professionisti, e per i nipoti. Dice: ”Una volta si partecipava di più alla vita dei clienti, ci si conosceva tra contrade… si serviva solo vino bianco e vino nero, 4 liquori, anche ai tavolini fuori in ferro: quelli li ho ancora… trasformati in fioriere!” Con la sorella Elsa, (perso da poco il fratello Silvano, maresciallo dei Carabinieri) tengono unite le generazioni, che si stimano a vicenda. Al bar il cappuccino è squisito, le brioches gradevoli come l’atmosfera che Cesare ha voluto far restare quella familiare del ‘43, quando la Fanteria era di stazione lì dietro.