A un anno dall’inizio di questo nuovo modo di vivere,  il primo ricordo che mi torna in mente è la bianca distesa di deiezioni di centinaia di rondini sull’asfalto, che, completamente indisturbate, avevano invaso via Pasubio, nel silenzioso deserto creatosi a causa dell’isolamento in casa dell’intero Paese. Vie e piazze vuote, non più l’animato passaggio di auto nelle strade di collegamento con la zona industriale o i quartieri in periferia, non più persone a passeggio nel centro cittadino.

Vetrine spente, bar chiusi: fin dall’inizio della pandemia le imprese commerciali di Schio avevano accettato i provvedimenti legislativi, rispettando le indicazioni sanitarie, cercando di far fronte ad impegni con fornitori e collaboratori, senza più entrate, attingendo quindi ai risparmi o indebitandosi.

Sono state chiuse molte attività per lunghi periodi e poi a singhiozzi «colorati», con motivazioni a volte incomprensibili, perché alcune aziende potevano operare ed altre no, con selezioni del tutto risibili.

Vi sono state tuttavia alcune tipologie di esercizi commerciali che hanno consolidato e anche aumentato il fatturato grazie a una nuova percezione della clientela, refrattaria a frequentare le grandi strutture commerciali, preferendo quindi il negozio sotto casa.

Una penalizzazione pesantissima è avvenuta per le attività di ristorazione, i centri sportivi e culturali, quando, con un’attenzione mirata, anche da parte delle forze dell’ordine, sarebbe stato possibile lavorare, pur con mille attenzioni e senso del dovere, anche della clientela. Ne stiamo vedendo ora le conseguenze con la chiusura definitiva di alcune realtà, che creano ulteriori buchi nel tessuto commerciale della città, già in crisi per lo stravolgimento delle abitudini tradizionali di acquisto. Molti di noi resistono per amore del mestiere e desiderio di continuare a lavorare con rinnovato entusiasmo e spirito d’iniziativa, anche se, a oggi, non è ancora possibile sapere se il balletto dell’«apri e chiudi» è concluso.

Vi è uno spiraglio di ottimismo con qualche nuova apertura specializzata, con alcuni cambi di gestione e con iniziative di rinnovo di locali che fanno ben sperare.

Eravamo consapevoli che il mondo del commercio stava cambiando ancora qualche anno fa, per tale motivo è nata l’associazione «Cuore di Schio», che, in collaborazione con più di un centinaio di attività commerciali, di Confcommercio e dell’amministrazione comunale, si è assunta  il compito di ampliare la compartecipazione fra le imprese per creare attrattività con eventi e iniziative. Insieme stiamo sviluppando nuove idee per adeguarci ai nuovi ritmi di vendita.

Il mondo del commercio è una realtà in continua evoluzione, pur mantenendo confermati gli aspetti fondamentali del servizio, della cortesia, della professionalità e del valore sociale. Proviamo a immaginare la città senza le luci delle vetrine: sarebbe un visione ben triste.

La nostra Schio è bella, ce lo confermano i visitatori esterni con cui entriamo in contatto: abbiamo storia, cultura, musica, cucina, paesaggi da vivere e condividere. Alziamo gli occhi dalle nostre malinconie, giustissime, perché la scienza ci aveva fatto credere di essere invincibili. Volgiamo un pensiero a quanti purtroppo hanno pagato con la vita questa rivoluzione mondiale e guardiamo a schiena dritta il nostro domani.

Giugno 2021

Domenica Frusti

Consigliere di Giunta Ascom Confcommercio mandamento di Schio